Cheratosi attiniche e basaliomi
Anche se è possibile che ne siano colpite persone giovani (ed in tali casi la predisposizione genetica ha un ruolo scatenante) i tumori cutanei sono espressione del cosiddetto foto invecchiamento, cioè sole e invecchiamento fisiologico si sommano a determinare la degenerazione tumorale delle cellule dell’epidermide.
Neoplasie circoscritte
Fortunatamente cheratosi attiniche e basaliomi, che sono i tumori più frequenti, sono anche quelli con una migliore prognosi perché si tratta di neoplasie circoscritte, crescono nella cute e non diffondono a distanza, motivo per cui la loro semplice asportazione è risolutiva.
Cheratosi attiniche
Le cheratosi attiniche in particolare sono lesioni molto superficiali, colpiscono le aree esposte come il viso, il decolletè, le mani e frequentemente compaiono simultaneamente in aree diverse; si presentano come delle piccole chiazze arrossate con o senza una desquamazione superficiale oppure come crosticine che non guariscono (grattate via puntualmente si riformano) che tendono a crescere lentamente di dimensioni; a volte , se localizzate ad esempio al dorso, possono passare inosservate anche a lungo ed essere riconosciute soltanto durante una visita dermatologica.
Basaliomi
Lo stesso discorso vale per i basaliomi che sono tumori a partenza dallo strato più profondo dell’epidermide (quello basale appunto, da cui prendono il nome), possono comparire in qualunque punto della superficie corporea, più frequentemente al volto e al tronco e si presentano come piccole lesioni con caratteristiche molto variabili (possono essere lisce o desquamanti, arrossate o pigmentate, ulcerate o integre). La diagnosi è quindi facile per il dermatologo mentre all’autoanalisi possono essere confuse o misconosciute; sono tumori a malignità locale, il che significa che tendono ad ingrandirsi e approfondirsi nel punto di origine senza diffondersi a distanza (sono molto rare le metastasi).
Terapia e principi attivi per la cheratosi
Comunemente le cheratosi attiniche si “bruciano” con il laser, con l’azoto liquido, con la diatermocoagulazione, ma, se sono piccole, se sono tante o in aree particolari si possono curare con prodotti locali da applicare sulla cute. Il gel a base di diclofenac e acido jaluronico è stato il primo prodotto specifico uscito in commercio, agisce sull’infiammazione che provoca l’arrossamento alla base della cheratosi, deve essere applicato con costanza ( mattino e sera per almeno 3 mesi) ma non è sempre ben tollerato perché può irritare la pelle e quindi può essere difficile completare la terapia.
Altro principio attivo è imiquimod, un farmaco con azione antivirale e di modulazione immunitaria che ha dimostrato efficacia sia sulle cheratosi attiniche che sui basaliomi ma il cui meccanismo d’azione antitumorale non è ben chiaro; l’applicazione del prodotto in crema determina la comparsa di una marcata irritazione locale spesso seguita dall’erosione della cute motivo per cui il suo impiego va valutato caso per caso evitando di trattare lesioni in prossimità degli occhi, del naso o della bocca. Ultimo preparato in commercio in Italia (ma all’estero presente già da tempo)è un gel a base di ingenolo mebutato un principio attivo che agisce sia con un effetto tossico sulla cellula tumorale che attivando la risposta immunitaria; la caratteristica di questo prodotto è di dover essere applicato non solo sulla lesione visibile ma anche sulla cute circostante (il cosiddetto campo di cancerizzazione) in modo da ridurre le recidive e agire anche su lesioni ancora non evidenti .
Si tratta di una terapia estremamente veloce (3 giorni di applicazione) che determina una reazione locale variabile dal semplice arrossamento alla formazione di piccole vesciche o croste che si risolvono nell’arco di un paio di settimane se si sono trattate lesioni del viso, quattro settimane se le cheratosi erano localizzate al tronco o agli arti .
Terapia fotodinamica
Anche la terapia fotodinamica è una terapia non chirurgica che sfrutta la capacità di una crema a base di acido aminolevulinico di penetrare nelle cellule tumorali e distruggerle una volta che viene “attivata” da particolari luci; è una terapia da eseguire ambulatorialmente in una struttura medica, solitamente sono necessarie più sedute e può risultare dolorosa con un post-trattamento caratterizzato da arrossamento anche marcato e desquamazione della zona trattata.
Terapie per il basalioma
Per quanto riguarda il basalioma, un tumore dell’epidermide con aspetti clinici variabili da una piccola lesione piatta o rilevata, a un’area depressa, a un’ulcerazione cutanea, la terapia di prima scelta è l’asportazione chirurgica se si tratta di lesioni nodulari (cioè rilevate rispetto alla cute circostante) mentre per lesioni piane, specie se si tratta di più di una, si può ricorrere al laser ablativo CO2 , all’impiego di imiquimod crema o alla terapia fotodinamica (solo per lesioni in sedi molto delicate come le palpebre o le cartilagini nasali si può far ricorso alla radioterapia).
Mio padre ha “grattato” un basalioma e ha lievemente sanguinato, è pericoloso?
Buonasera
no, non è pericoloso per il basalioma in sè nè per rischi di “diffusione” ma un basalioma va tolto in ogni caso, doppiamente se è fastidioso